Spolverando i ricordi

IL MIRTO

Chi ha la fortuna..

Chi ha la fortuna di girare per le campagne di Siliqua tra la primavera e l’estate, può ammirare enormi cespugli verdi, ricoperti completamente di fiori bianchi, sono cespugli di mirto, e da metà novembre per circa due mesi, al verde delle foglie fa contrasto il nero- blù delle bacche mature.
Oggi è ricercato soprattutto per farne un liquore molto richiesto, ma fino a qualche anno… Frà i miei ricordi d’infanzia, c’è, indelebile l’immagine di una donna che, all’uscita da scuola vendeva il mirto. Lo teneva in un capace cestino di canne intrecciate, e quando lo compravo, guardavo con meraviglia affondare nel cestino pieno, un bicchiere, che subito dopo riemergeva pieno di rotonde e lucide bacche nere. Quel bicchiere ricolmo, spariva nella tasca del mio grembiule, per riapparire subito dopo vuoto. Era una sensazione bellissima sentire la tasca pesante, ed era pure bello tuffare la mano e chiudere le dita attorno a quelle palline, turgide ma tenere, estrarne un pò, per offrirlo alle compagne. Allora, la strada del ritorno a casa dopo la scuola era più breve, e io arrivavo con le mani e la bocca nere del succo aspro e dolce del mirto.
Non sapevo, che quelle palline nere, erano costate tanta fatica a chi le aveva raccolte. Non sapevo che qualcuno si era graffiato, e punto, e stancato per raccoglierle.

“Quando maturava il mirto, lo raccoglievamo, mia madre lo portava ad Iglesias, e si fermava vicino al mercato per venderlo. Ci alzavamo a notte fonda, perché all’alba dovevamo essere già sul posto della raccolta. Dovevamo raggiungere zone dove il mirto cresceva abbondante, e di buona qualità, e dolce. “Passammu s’arri’e monti, cun s’acqua a fund’e coscia, cun s’acqua gelara… (Attraversavo il ruscello che scendeva dai monti, con l’acqua all’inguine, gelata…). I rovi non erano teneri con la mia pelle, che era sempre graffiata”.

Quella figura di venditrice di mirto, così comune allora all’uscita di ogni scuola cittadina, oggi è scomparsa, ma quando ripenso ai giorni di scuola, balza vivida alla mia mente.

Grazia Secci

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