FARINACCIO, PERSICARIA E RENAIOLA
Qualche anno fa, con l’abbonamento a una rivista, ricevetti in omaggio un libretto, ”il prato nel piatto”, di Alma Lanzani Abbà. Parla di fitoalimurgia, la scienza che tratta l’uso delle erbe selvatiche nell’alimentazione umana. Vi lessi che la Carlina deve il nome a Carlo Magno (800), che la usò per sfamare il suo esercito, stanco e affamato.
Lessi ancora che Enrico IV di Navarra (1600), aprì i cancelli del suo parco al popolo affamato che per gratitudine gli dedicò una pianta, il Buon Enrico (Chenopodium bonus-henricus), spinacio gradevolissimo. Vi lessi ancora che è storicamente provato che gli uomini si cibavano di piante selvatiche fin dall’antichità. Ma la cosa che più mi colpì fu questa.
Ecco i fatti: nel 1952 in Danimarca si rinviene in località Tollund ai bordi della torbiera di Grauballe, piccolo villaggio a nord di Silkeborg e proprio nel cuore dello Jutland, un corpo umano perfettamente conservato grazie alla natura stessa della torba. Analisi chimiche e mediche permettono di stabilire che l’uomo, di circa trent’anni, era vissuto nel 310 d.C. ed era morto per un fendente al collo. Nel suo stomaco i resti dell’ultimo pasto: aveva mangiato, tra l’altro, farinaccio, renaiola e persicaria. Quando lessi il nome di queste erbe pensai che da noi che stiamo molto più a sud non crescessero. Non vi dico la mia meraviglia quando capii che il farinaccio (Chenopodium album) è quell’erba che temono tutti i viticultori, che della persicaria (Polygonum persicaria) nel mese di luglio e agosto e settembre, sono piene le sponde del Cixerri. Qualche problema l’ho avuto con la renaiola (Spergula arvensis). Dopo tre anni, una mattina , l’ho vista e riconosciuta subito ai margini della vigna, aveva i piccoli fiorellini bianchi tutti aperti ed era bellissima. E io ero felice, avevo trovato, all’estremo sud dell’Europa, a due passi dall’Africa, le tre erbe dell’uomo di Tollund!!
Dopo tanto lavoro, parlando della cosa con un esperto botanico, mi sentii dire che queste tre erbe, si trovano dappertutto!
Grazia Secci