SA PERTUDEDDH’E SU TASURU – IL CANALE DELL’ALATERNO
La vista che avevo davanti a me era incredibile, un susseguirsi di gigli fioriti fin su in cima…
Il rumore della pioggia, stamane, mi ha svegliato con tale dolcezza, che non ho provato alcun senso di disappunto pensando che neanche oggi saremmo andati in giro, nei siti dove penso di trovare alcune piante fiorite da fotografare.
Perciò, sono rimasta piacevolmente sorpresa quando, dopo colazione, mio marito, visto che la pioggia era cessata, mi ha chiesto se volessi uscire in campagna. Non mi sono fatta pregare, indossata una giacca a vento, e preso lo zaino, che tengo sempre pronto, con macchina fotografica, batterie di ricambio, e tutto ciò che può servirmi per raccogliere qualche esemplare per l’erbario, ero pronta. La strada che da Siliqua porta a Giba e andando oltre, al mare, è punteggiata da siti che periodicamente visito, sicura di trovare la pianta che vi cresce. Uno di questi siti si chiama “Sa pertudeddh’e su tasuru”, Il canale dell’alaterno. E’ una zona molto impervia, zona per capre, infatti un tempo erano numerosi i caprai che vi abitavano con le loro greggi. Vi ero andata la prima volta con un signore che da ragazzo vi aveva trascorso parecchi anni con le sue capre. Aveva promesso di mostrarmi un luogo dove crescevano i “Lillu de monti”, Pancratium illyricum, Giglio stella, pianta endemica della Sardegna, della Corsica e dell’Isola di Capraia.
Per avanzare dovevamo camminare con la schiena curva, e stare attenti a non impigliare i capelli o le vesti nei rami bassi e contorti di un incredibile intrico di alaterni. Raggiunto il punto del canale dove, tra grossi massi e oleandri, scorreva ancora un esile ruscello che durante l’estate si prosciuga, iniziammo a salire. E’ impossibile descrivere l’emozione che provai nel vedere ai lati del canale, fra le pietre e gli oleandri, dei ciuffi di foglie di un verde chiaro, sormontati da steli con numerosi gigli bianchissimi. Rimasi a lungo ferma, ammirando quel susseguirsi di fiori che salivano seguendo il corso di quell’esile ruscello.
Da allora, ogni anno, a cavallo tra marzo e aprile, una visita devo farla per ammirare quello spettacolo, è così che vi ho scoperto altri fiori rari, come la “Brimeura fastigiata”, Giacinto fastigiato, pianta rara, endemica di Sardegna e Corsica.
Oggi, dopo aver rimandato la visita parecchie volte, è stata la prima tappa. Mio marito come al solito, mi aspetta all’inizio del sentiero, ma anche da li ha sentito il mio grido di gioia nel vedere sotto gli alberi, un intero prato dei piccoli Giacinti. Dopo aver fatto un numero infinito di fotografie, ed aver raccolto due esemplari per l’erbario, ho proseguito verso il ruscello. La vista che avevo davanti a me era incredibile, un susseguirsi di gigli fioriti fin su in cima, mi ha tenuto col capo sollevato per qualche momento. Avrei volentieri posato lo zaino e mi sarei messa a sedere su una di quelle pietre, se la voce di mio marito non mi avesse chiesto a che punto fossi!
Ma le sorprese non erano finite, sfiorando un grosso cespuglio, ho sentito un profumo penetrante, proveniente da un cespuglio rigogliosoo ma non ancora fiorito, sarà la prossima visita che farò a “Sa pertudeddh’e su tasuru”!
Grazia Secci